Dublino, metà anni Settanta. Avevo nove anni. Era un giorno di scuola ma mio padre mi portò con sé al giornale, l’«Evening Press», dove era redattore ai servizi speciali e alla pagina letteraria. Salimmo le scale fino al suo ufficietto del terzo piano. C’erano più libri che carta da parati. Riviste e giornali erano aperti sul pavimento, come intenti a chiacchierare tra loro. Mi sedetti sulla sua sedia girevole e la feci ruotare. Mio padre lavorò ad alcuni articoli, preparò un paio di impaginazioni, sbarrò in rosso qualche parola: il suo tran tran quotidiano.